Stare nella complessità

Come orientarsi Oggi

Nell’epoca in cui viviamo è sempre più difficile sapersi orientare. Da una parte le guerre, sempre più vicino a noi, crisi economiche, climatiche, dall’altra il dibattito che coinvolge temi sempre più caldi come l’IA (Intelligenza Artificiale), l’inclusione e il politicamente corretto.

Una grande complessità che può far girare la testa e disorientarci. Se schierarsi e prendere posizioni soprattutto su alcuni temi è un dovere morale, legato al fatto di appartenere ad una comunità dall’altra le nostre esigenze soggettive più profonde possono sentirsi messe a dura prova.

Trovare un equilibrio tra il bisogno di sentirci parte di una collettività e la necessità di custodire la nostra dimensione individuale non è affatto semplice. Ogni giorno veniamo bombardati da notizie, opinioni, analisi, prese di posizione che ci spingono a “stare da una parte” o a “schierarci” su quasi ogni questione. Questo continuo sollecitare il nostro senso critico può generare un sovraccarico cognitivo ed emotivo, con il rischio di sentirci confusi, inadeguati o addirittura impotenti.

La complessità non è soltanto esterna, ma diventa anche interna: ci accorgiamo che le nostre idee non sono sempre lineari, che i nostri sentimenti possono essere ambivalenti, che ciò che pensiamo di volere a volte entra in conflitto con ciò che sentiamo. È in questo spazio che si genera spesso la fatica psicologica: il tentativo costante di mettere ordine in un mondo che sembra rifiutare ogni semplificazione anche se a volte può sembrare semplice schierarsi.

In questa prospettiva, il compito non è necessariamente “risolvere” la complessità, ma imparare a starci dentro, senza esserne travolti. Coltivare la capacità di sostare nell’incertezza, di tollerare la pluralità di prospettive, di riconoscere i propri limiti senza viverli come fallimenti, diventa un atto di cura verso sé stessi.

Questo non va in controtendenza con la possibilità di schierarsi come cittadini facenti parte di una comunità ma va nella direzione di poter maggiormente dialogare e negoziare lo schierarsi con la nostra dimensione soggettiva. Prendere una posizione dovrebbe poter riguardare un atto vitale, flessibile, dinamico e non fermo, rigido, morto.

Esercizi pratici per stare nella complessità

Ma allora come possiamo fare per tenere insieme tutte queste cose?

Sul piano pratico, può essere utile allenare alcune piccole abitudini quotidiane che aiutano a ridurre il senso di sopraffazione. Ad esempio, imparare a limitare l’esposizione alle notizie, scegliendo momenti precisi della giornata per informarsi, permette di non restare continuamente immersi in un flusso di stimoli e sentirci più agenti di quello che accade nel mondo.

Allo stesso modo, pratiche come la scrittura riflessiva o la mindfulness possono offrire uno spazio di pausa, in cui osservare i propri pensieri e dare forma a emozioni confuse. Anche il confronto con altre persone, se fatto in un clima di ascolto reciproco, in cui ci sentiamo al sicuro aiuta a ricordarci che non siamo soli a vivere questo spaesamento.

Un altro esercizio pratico può essere quello di abituarsi a pensare al dubbio come parte intrinseca dell’esistenza e non come qualcosa che segnala un errore. La complessità, infatti ci invita a ripensare il nostro rapporto con l’incertezza. Siamo abituati a cercare risposte nette, soluzioni immediate, ma la realtà contemporanea ci ricorda che spesso è necessario abitare le domande senza fretta di chiuderle. Riconoscere che la vita non si lascia ridurre a un’unica verità può diventare una forma di libertà: ci permette di accogliere il dubbio come parte integrante dell’esperienza umana e di scoprire, nel frammento e nella contraddizione, nuove possibilità di senso.

Forse, allora, il compito più autentico non è cercare di semplificare a tutti i costi ciò che è complesso, ma imparare a respirare dentro questa complessità, a danzare con essa. Invece di viverla come una minaccia, possiamo provare a considerarla un invito: a conoscere meglio noi stessi, a sviluppare maggiore empatia verso gli altri, a coltivare pazienza e profondità. La complessità non è un ostacolo da abbattere, ma una condizione naturale del nostro tempo e, in fondo, della vita stessa. Accoglierla significa forse imparare a vivere con più autenticità.

Il ruolo della psicoterapia

La psicoterapia, in questo contesto, diventa uno spazio privilegiato in cui imparare a stare dentro la nostra complessità. Non si tratta di ricevere risposte preconfezionate o soluzioni immediate, ma di costruire insieme a un terapeuta un percorso di esplorazione e comprensione. Nel dialogo con gli psicoterapeuti di Oltre, puoi dare voce a parti di te che spesso restano silenziose, riconoscere contraddizioni, mettere ordine nelle emozioni e nei pensieri che altrimenti rischiano di confonderti.

La relazione terapeutica ti offre uno specchio sicuro: ti permette di vedere le tue fragilità senza giudizio e, al tempo stesso, di scoprire risorse interiori che non pensavi di avere. È proprio in questo spazio protetto che puoi allenarti a tollerare l’incertezza, a convivere con l’ambivalenza e a riconoscere che la complessità non va eliminata, ma abitata.

In questo senso, la psicoterapia non è solo una pratica di cura, ma un percorso di crescita che ti aiuta a diventare più capace di vivere nel mondo così com’è, senza perdere il contatto con chi sei davvero.

Se ti interessa intraprendere un percorso di psicoterapia, puoi contattarci a info@oltrepsicologia.it